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L'attività fisica tiene allenato anche il cervello - La Verità 23/02/2020


La medicina rigenerativa comprende salute articolare, salute dell’osso, trofismo della massa muscolare e naturalmente un cervello funzionante. La domanda che ci si deve porre è se invecchiare è necessariamente sinonimo di azzeramento della vita o può essere un’altra fase della vita, magari diversa, ma non necessariamente terminale.

Lo stereotipo che vede l’anziano gravato solo da deficit dovuti all’invecchiamento frutto dell’ageismo ed è un atteggiamento psicologico che squalifica la persona in base all’età. Cosa si deve fare per stare bene anche da anziani?

Certamente le prime cosa da mettere in cima alle priorità sono l’attività fisica e l’esercizio terapeutico. Camminare da tre a cinque chilometri per 90 minuti alla settimana riduce il declino cognitivo.

L’esercizio fisico regolare induce adattamenti contro l’aterosclerosi, nella struttura vascolare, indipendentemente dai fattori di rischio delle malattie cardiovascolari tradizionali.

Un regolare allenamento fisico migliora la regolazione del ritmo cardiaco, quindi conferisce protezione contro le aritmie maligne e anche contro le lesioni ischemiche. Le cadute rappresentano sicuramente le principali cause di frattura ed è possibile cercare di prevenirle con un’attenta valutazione del paziente anziano e con un mirato esercizio su pedane instabili con l’ausilio di un terapista prima e di un parente poi.

Se l’attività fisica è importante, non meno lo è l’alimentazione.

L’utilizzo di integratori come la vitamina B, C, D, gli omega 3, ormoni anabolici come il Dhea, la pappa reale, il calcio e il magnesio, gli acidi grassi, la quercetina, il coenzima Q, la caffeina, gli amminoacidi essenziali e i probiotici sono importanti al fine di un buon equilibrio metabolico.

La tranquillità, la meditazione prolungata e la preghiera attivano l’area prefrontale della corteccia cerebrale aumentando la sensazione di benessere e inibendo l’ansia.

La capacità di meditare può essere allenata e produce effetti permanenti nel cervello.

Anche leggere e scrivere proteggono la salute: gli analfabeti hanno un rischio quasi il triplo di ammalarsi di demenza.

Lo studio ha coinvolto quasi 1.000 individui con età media di 77 anni tra cui 237 analfabeti. All’inizio dello studio il 35% degli analfabeti è risultato presentare già un quadro di demenze contro il10% di colore che sapevano leggere e scrivere.

Infine, è necessario ricordare che la popolazione invecchia, i medici sono pochi perché anche loro vecchi e gli ospedali implodono.

Gli anni a venire dovranno essere quelli dei nuovi progetti di assistenza domiciliare agli anziani, perché sarà solo lasciandoli a casa loro, in un ambiente protetto e sempre in collegamento con un call center per ogni necessità, che potranno vivere più a lungo e più in salute

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