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Embriologia e anatomica dell'Orecchio

A) Embriologia dell’orecchio

 

Tutto inizia con la fecondazione e in 6° giorno l’ovulo fecondato si annida nell’utero.

Nell’embrione di 44 giorni è già visibile l’abbozzo dell’orecchio con i suoi sei archi branchiali e gli embriologi sono d’accordo nel riconoscere alcuni punti comuni:

il Padiglione deriva dalla coalescenza delle 6 gemme comparse nel solco tra il I° ed il II° arco branchiale al 40° giorno che attualmente non è più denominata fissura branchiale, bensì fissura viscerale.

 Il I° arco è innervato dal V3, mentre il II arco è innervato dal VII sensitivo (VIIs) una volta denominato VII bis o intermediario di Wrisberg. Entrambi gli archi formano 3 gemme ciascuno e da queste 6 gemme originerà il padiglione auricolare. Embriologicamente è assodato che i derivati di queste gemme mantengano l’innervazione dell’arco branchiale che li ha originati, il che rappresenta una nozione essenziale per comprendere il meccanismo d’azione scientifico dell’auricoloterapia.

Da un punto di vista embriologico, distinguiamo tre diverse concezioni:

 

  1. Teoria classica di  GUYOT: ritiene che le 6 gemme si sviluppino individualmente e che l’orecchio sia un mosaico di queste 6 gemme embrionali; la teoria è inesatta in quanto non verificabile anatomo-patologicamente.

  2. Teoria di Wood Jones / Wen-I-Chuan (ritiene che il trago sia la sola rappresentazione auricolare del I° arco viscerale, origine embriologica comune del mascellare e del trago.

  3. Teoria di Kubel e Wall:  l’incavo del muscolo massetere, il muscolo più potente del nostro organismo, non trae la sua innervazione dal trigemino, bensì dal plesso cervicale superficiale (C1-2-3),

 

La sintesi di tali teorie porta gli embriologi a ritenere che il trago origini dal I° arco viscerale ed il padiglione dal II° arco. Alcuni embriologi più moderni come il Moore sono in disaccordo e sostengono che il trago possa derivare anch’esso dal II° arco viscerale. Gasser nel 1975 descrive una doppia innervazione sostenendo che la conca ed il meato uditivo esterno sono innervati dal X vago o pneumogastrico, mentre le sei vescicole che si formano dai primi due archi viscerali sono all’origine della sola cartilagine auricolare.

 

I neuro-anatomici hanno cercato di approfondire il problema arrivando con J.Bossy a sostenere che esiste una situazione così sintetizzabile:

 

Per la faccia esterna:

  • Un’area antero-superiore , innervata dal nervo auricolotemporale, proveniente dal nervo auricolotemporale V3, a polarità ortosimpatica

  • Un’ area centrale che si estende a tutta la conca a innervazione vagale(X) e a polarità parasimpatica

  • Un’area periferica elico-lobulare. Innervata dal grande nervo auricolare, proveniente dal plesso cervicale superficiale(C1,C2;C3) e senza polarità autonoma netta

     

     Per la faccia interna:

  • Il 1/3 superiore dell’auricola, innervato dal nervo auricolo-temporale

  • I  2/3 inferiori, innervati dal grande nervo  auricolare

     

    Alla fine: embriologisti e anatomisti si oppongono

  • Gli uni ammettono 2 innervazioni e gli altri 3.

  • Per conciliare  le due Kovacs propone uno sviluppo embriodinamico dell’auricola compatibile con gli ultimi dettami  embriologici di LANGAMAN.

    

Così  il processo di cefalizzazione  con lo sviluppo dell’arto superiore provoca una compressione degli archi branchiali  che portano a fenomeni complessi  di telescopia e di fusione;  con la di sparizione del 5° arco, fusione del 4° e 6°arco, che comporta delle anastomosi tra VII bis( nervo del secondo arco), il IX( nervo del 3°arco) e il X( nervo del 6° arco). La salienza cardio epatica migra verso il basso  attirando e stirando il nervo vago.

  • Il seguito del processo di cefalizzazione trasla il padiglione in alto e di lato provocando verso il  42 giorno una rotazione oraria, uno stop. Una rotazione antioraria e verso il 49 giorno una nuova rotazione oraria con ricopertura epiteliale per dare l’area elico -lobulare infero posteriore e l’area tragale infero anteriore.

  • Il tutto porta a fusione degli elementi nervosi di origine differente ( futuri plessi).

 

È così che si forma il padiglione auricolare, dalla successione di queste rotazioni; nel corso dell’ultima rotazione si verifica la ricopertura epiteliale di tutte le aree elico-lobulari (area elico-lobulare infero-posteriore ed area tragale infero-anteriore) il che crea dei melanges nervosi che portano alla formazione dei plessi con accavallamento di fibre sensitive, motorie e neurovegetative (ortosimpatiche e parasimpatiche); ciò spiega il perché i plessi siano rappresentati a livello del padiglione auricolare, rendendo possibile la regolazione neurovegetativa.

 

 

Le 6 vescicole dei primi due archi viscerali darebbero quindi origine alla parte cartilaginea dell’orecchio e solo la successiva ricopertura epiteliale darebbe origine al padiglione composto dal lobo superiormente e dal lobulo inferiormente. Dal punto di vista della neurogenesi, la scomparsa del 5° arco con successiva fusione tra il 4° ed il 6° crea della anastomosi tra il VII bis sensitivo (2° arco), il IX ipoglosso (3° arco) ed il X vago (6° arco).

Schema di embrione umano a 26 giorni  con gli abbozzi cerebrali, del ventricolo e il nucleo del V trigemino che è il più importante di tutti i nervi cranici. Si vede il 1° arco innervato dal V3 ed il 2° arco innervato dal VII faciale.

Fondamentale è l’importanza del nucleo del V trigemino che si estende nel tronco cerebrale dal mesencefalo fino a C2-C3 a volte C4 il che spiega perché il colpo di frusta possa dare segni neurologici riferibili al tratto C2-C4 per  la grande estensione del nucleo del V°. Inoltre il nucleo del VII è collegato al IX ed al X (nucleo del fascio solitario) per cui tutti i territori innervati da questi nuclei, si ritrovano rappresentati sull’orecchio, grazie a queste connessioni.

Esistono inoltre delle connessioni tra le tre radici del V che con la sua prima radice raggiunge il centro del cervello fino all’abbozzo dei ventricoli e del sistema limbico; quindi il V° porta con sé tutte le connessioni corticali e libiche grazie alle connessioni tra le sue tre branche. Grazie a ciò il cervello si ritrova interamente rappresentato sul padiglione auricolare.

In pratica V1 porta la rappresentazione del sistema limbico al nucleo del V che le condivide con le altre due branche del V tramite le quali raggiungono il padiglione auricolare

Rappresentazione schematica di Buordiol e Kovacs della varie tappe dello sviluppo dell’orecchio che riassume quanto detto e che spiega perché il padiglione auricolare sia una tastiera da cui si può intervenire su qualunque parte del cervello.

Schema di Langman che illustra il controllo genetico dello sviluppo embrionale degli archi viscerali (ex branchiali) da parte dei geni H.O.X. (Homeotic Box).

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