SPORT TORSIONALI E DOLORE VERTEBRALE: QUANDO NON È IL DISCO MA IL LEGAMENTO, LA PROLOTERAPIA FA LA DIFFERENZA
- Studio Medico Bassani

- 20 ott
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Gli sport caratterizzati da un’elevata componente rotatoria, come golf, tennis o padel rappresentano un modello biomeccanico peculiare per lo studio delle sollecitazioni sulla colonna vertebrale.
Tali discipline implicano movimenti ripetuti di torsione ad alta velocità che, pur essendo funzionali al gesto tecnico, comportano sovraccarichi significativi a carico dei dischi intervertebrali, delle articolazioni delle vertebre e delle strutture muscolo-tendinee paravertebrali. Nel golf, la fase di back swing e la successiva accelerazione durante l’impatto con la pallina determinano una rotazione rapida del tronco che origina dagli arti inferiori e viene trasferita, attraverso il bacino, al rachide lombare. Nel tennis, i colpi di dritto e soprattutto di servizio generano forze di taglio e compressione che sollecitano i segmenti lombosacrali e cervicali, predisponendo a fenomeni degenerativi precoci. La ripetizione cronica di tali schemi motori, in assenza di un adeguato condizionamento muscolare e di strategie preventive, costituisce un fattore di rischio per lombalgie, protrusioni ed ernie discali, oltre che per sindromi dolorose miofasciali. Dal punto di vista fisiopatologico, la torsione eccessiva determina un incremento delle pressioni intradiscali, particolarmente dannoso per i segmenti terminali della colonna lombare, già soggetti a carichi posturali elevati. Inoltre, le forze rotazionali riducono la capacità dei dischi di distribuire uniformemente le sollecitazioni, generando microlesioni che, nel tempo, possono evolvere in degenerazione discale. A livello cervicale, i movimenti ripetuti di estensione-rotazione possono indurre compressione radicolare secondaria a fenomeni degenerativi o a discopatie.
La prevenzione riveste un ruolo primario, afferma l’osteopata-chinesiologo Umberto Colella. Il rinforzo del core stability, ossia dell’unità muscolare che lavora sul tronco, costituita dai muscoli trasverso dell’addome, multifidi, pavimento pelvico e diaframma, è considerato un elemento essenziale per garantire la stabilizzazione dinamica della colonna durante le torsioni. L’attivazione sinergica di tali muscoli riduce i micromovimenti intervertebrali, migliora la distribuzione dei carichi e limita le sollecitazioni anomale.
Programmi di allenamento mirati, comprendenti esercizi isometrici (es: plank), esercizi propriocettivi su superfici instabili e rotazioni controllate con resistenze elastiche, si sono dimostrati efficaci nel diminuire l’incidenza di lombalgie negli atleti. Altrettanto rilevante è il mantenimento della mobilità articolare e dell’elasticità miofasciale. Stretching specifico della catena posteriore e degli obliqui addominali, associato a esercizi di mobilizzazione del bacino e del rachide toracico, consente di ottimizzare la meccanica del gesto sportivo riducendo i compensi a livello lombare e cervicale. In questo contesto si inserisce l’osteopatia, che, mediante tecniche manuali ad alta o bassa velocità, mira a ripristinare la mobilità fisiologica dei segmenti vertebrali e a ridurre le disfunzioni somatiche responsabili di dolore o limitazione funzionale. L’intervento osteopatico agisce inoltre sul sistema fasciale e viscerale, migliorando l’omeostasi globale e consentendo un più efficiente assorbimento e trasferimento delle forze durante le rotazioni. In ambito sportivo, tale approccio ha un ruolo sia terapeutico sia preventivo, riducendo il rischio di recidive e ottimizzando la performance. In caso di erniazione del disco, il nucelo polposo contenuto in esso può comprimere le radici nervose provocando forti dolori in zona lombare e generalmente irradiazioni lungo la gamba, associati a spiacevoli episodi di formicolio fino alla perdita di sensibilità di specifiche aree lungo l’arto. In quel caso si è visto come un ciclo di infiltrazioni di ossigeno-ozono mirate nella zona di lesione discale, può col tempo ridurre la grandezza dell’ernia disidratandola e diminuire la compressione sulla radice, liberandola, migliorando significativamente la qualità della vita.
Va ricordato che in certi casi il dolore lombosacrale che si manifesta negli sport torsioni non è di origine discale ma legamentaria e in questa evenienza la terapia di elezione è la terapia infiltrativa rigenerativa (proloterapia).
Luciano Bassani


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