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NON DATE TUTTA LA COLPA AL COLESTEROLO

Il colesterolo è una sostanza cerosa presente in quasi ogni cellula del corpo. Vitale per un funzionamento ottimale, è un componente essenziale per la costruzione delle membrane cellulari, la regolazione della segnalazione cellulare e la salute.

Tre grandi studi finanziati dall’industria hanno messo in dubbio che ci sia una diretta correlazione tra livelli di colesterolo e malattie cardiache poiché i soggetti con valori bassi nel sangue avevano gli stessi gradi di sclerosi arteriosa rispetto a soggetti con valori di colesterolo elevati. 

Senza una quantità sufficiente di colesterolo nel corpo si può avere un impatto negativo sulla salute del cervello, sui livelli ormonali e sul rischio di malattie cardiache.

La maggior parte del colesterolo nel corpo viene prodotto nel fegato utilizzando sostanze nutritive estratte dal cibo come carne rossa, uova, burro, latte e derivati.  I grassi saturi e il colesterolo purtroppo sono stati erroneamente denigrati come i principali colpevoli delle malattie cardiache per più di sessant’anni. La prima prova scientifica che collegava i grassi trans (presenti nei cibi industrializzati) alle malattie cardiache e scagionava i grassi saturi (principalmente di origine animale) fu pubblicata nel 1957 dal biochimico Fred Kummerow. Il suo primo articolo scagionava i grassi saturi e allertava sui pericoli dei grassi trans, noti anche come acidi grassi trans. La maggior parte dei grassi trans viene creata attraverso un processo industriale in cui l’idrogeno viene aggiunto agli oli vegetali, rendendoli solidi a temperatura ambiente. Negli ultimi decenni, altri studi hanno sfatato il mito della nocività dei grassi saturi.

I livelli di colesterolo totale e di colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità (LDL) potrebbero non essere precisi indicatori di rischio di malattie cardiache. I grassi alimentari associati a malattie cardiache  sono gli oli vegetali trasformati carichi di grassi trans e grassi omega-6.

In molti studi alti livelli di LDL non erano associati all’aterosclerosi e in un ampio studio condotto negli Stati Uniti su quasi 140.000 pazienti che avevano subito un infarto miocardico acuto, i livelli di LDL al momento del ricovero erano inferiori al normale. I ricercatori hanno concluso che livelli elevati di colesterolo non possono essere la causa principale di malattie cardiache poiché pazienti con livelli bassi hanno quasi lo stesso grado di sclerosi di quelli con livelli elevati e il rischio di avere un attacco cardiaco è uguale o superiore quando i livelli di colesterolo sono bassi. 


Oggi la realtà che sta facendosi strada è quella secondo la quale il responsabile degli accidenti cardio-vascolari non è il colesterolo ma l’infiammazione cronica che danneggia silenziosamente i tessuti e le pareti arteriose. L’organismo tenta di riparare le microlesioni che si formano nel lume delle arterie e queste  riparazioni possono accumularsi nel tempo e creare placche, che rompendosi potrebbero andare a bloccare le arterie più piccole nel cuore o nel cervello, provocando un infarto o un ictus. Uno stato infiammatorio cronico di basso grado è una caratteristica patologica di un’ampia gamma di condizioni croniche come malattia del fegato grasso non alcoolico, diabete mellito di tipo 2, la sindrome metabolica e  le malattie cardiovascolari. Per una valutazione del potenziale rischio di malattie cardiovascolari utile il dosaggio della proteina C-reattiva ad alta sensibilità (HS-CRP),  il rapporto HDL/colesterolo e il rapporto trigliceridi/HDL, i livelli di insulina a digiuno e l’emoglobina glicata.  I fattori che contribuiscono ai livelli di insulina sono il fumo, la qualità del sonno, l’esercizio fisico e il livello di vitamina D. Un eccesso di ferro può aumentare l’infiammazione e aumentare il rischio di malattie cardiache. Il magnesio svolge un ruolo vitale nella funzione biologica e nella salute mitocondriale ed è responsabile dello sviluppo dell'infiammazione quando i livelli sono bassi . Bisogna cercare  di ottenere un rapporto 1 a 1 tra grassi omega-3 e omega-6 per ridurre l’infiammazione e il rischio di malattie cardiache.  In caso di intestino colabrodo (Leaky gut) le particelle di cibo e i batteri che fuoriescono dall’intestino aumentano il livello di infiammazione e il rischio di malattie cardiache. Utile per ridurre il livello di infiammazione togliere gli  zuccheri e aggiungere  cibi fermentati, verdure a foglia verde, come spinaci, cavoli, pesci come sgombro, tonno e sardine, frutti come fragole, mirtilli, ciliegie, arance, semi di chia, noci. Ci sono molti nutrienti anti-infiammatori  per tenere sotto controllo l’infiammazione come  i grassi omega-3 EPA e DHA, che sono anche cruciali per la funzionalità delle membrane cellulari e delle membrane dei mitocondri, lo zenzero, la curcumina, un composto presente nella curcuma che  ha proprietà antibatteriche, antitumorali, antinfiammatorie, antiossidanti, il metilsulfonilmetano  (MSM), vitamina E, glicina, bromelina, glucosamina, acido boswelico ed estratto di tè verde

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