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Caratteristica Fisica dei punti dell'Orecchio

La prima nozione che bisogna esprimere è che i punti dell’orecchio non sono dei punti nel senso stretto del termine, ma dei siti o zone a tre dimensioni che si chiamano: COMPLESSI NEUROVASCOLARI. Sono dei VOXEL NEUROFISIOLOGICI, mentre un’immagine è fatta da pixel (che è un dato di immagine bidimensionale), un video è fatto da VOXEL ( che è un elemento di volume cioè tridimensionale) i punti dell’orecchio sono dei VOXEL, sono legati fra di loro in circuiti , forma e volume evolvono costantemente questa evoluzione avviene in funzione delle omeostasi segmentaria, elementare generale. C’è un movimento morfologico permanente in funzione delle variazioni della o delle patologie supportate dal punto. Cosa importante è che questi punti, tra virgolette, mantengono sempre lo stesso valore volumetrico.I punti sono contenuti in un voxel con diverse forme, ma il volume è sempre lo stesso. Questi punti restano sempre nel loro limite non escono mai dalla loro assegnazione volumica o cartografica geneticamente determinata. I punti non sono fissi, si muovono nella loro sede, ma rimangono sempre nella loro sede, si muovono in funzione della patologia, della gravità ecc. cioè cambiano di forma, di volume, possono essere stirati, concentrati, possono avere forme a sfera, a cono, o parallelepipedo ecc. I punti dell’orecchio sono contenuti in un volume che si chiama: MICROVOLUTOMO di tessuto geneticamente dedicato, definito per ricevere le informazioni fisiologiche o patologiche dove un mixage dei due, per esempio, se un punto fa 7 μ3 ci possono essere 4 μ 3 che sono occupati da potenziali patologici e 3 μ3 che sono occupati da potenziali fisiologici. Il punto mantiene sempre il suo stesso valore, in generale, e può contenere sia della fisiologia che della patologia. Questa nozione dinamica volumica è importante capirla. Esistono, dunque, sull’orecchio al livello dei punti dei potenziali DERMOAURICOLARI. Questi punti sono situati in aree o meglio zone perché è un volume, che può andare da 2,5 mm a 1,5 mm. Per ogni paziente il punto ha una localizzazione precisa, definitiva nella sua area, ma può muoversi nell’area e può variare in funzione dell’attività fisiologica che rappresenta. Ciò è ancora più vero per gli organi cavi. RAPPRESENTAZIONE DI UN’AREA E’ genetica geneticamente dedicata, il punto in questione ha globalmente la forma di un cono e può essere in un posto e in un altro posto, ma ha sempre la sua unità geneticamente dedicata . L’area è un voxel che comprende il voxel del punto che può muoversi ma resta sempre nella sua sede. Questo punto realizza una rappresentazione testimone, infatti, sono testimoni anatomici sia di un organo, sia di un viscere, sia di una funzione neurosomatotopica e funzionale, testimoni di tutte le disritmie periferiche, cioè tutte le modificazioni patologiche che non sono più fisiologiche, sia fisiche, sia funzionale ecc. Questa rappresentazione segue fedelmente la storia clinica, semiologica, funzionale, ed eziopatogenetica cioè è in funzione dell’eziologia, dell’affezione che rappresenta o della sindrome. Importante è che questi punti si rappresentano sull’orecchio in funzione dell’origine neuro-embriologica del tessuto che sopporta il punto di partenza della patologia, cioè se una patologia inizia da una zona endodermica, la rappresentazione sull’orecchio, sarà nella zona endodermica dell’orecchio; se la patologia inizia nel territorio ectodermico, la rappresentazione sull’orecchio sarà nel territorio ectodermico dell’orecchio e la stessa cosa vale per il mesoderma. Nozione importante: più dell’85% dei casi è la configurazione somatotopica organo viscerale che si rappresenta, cioè la configurazione della reticolare e della corteccia. E’ la rappresentazione che è catturata dai recettori viscero somatici e trasportata attraverso i cavi nervosi neurovegetativi e somoestesici. Successivamente si depositano nella reticolare, poi nel talamo e, in seguito, nelle aree somoestesiche S1 dove c’è una rappresentazione di un uomo fetale a testa in basso che è l’omunculus di Penfield. Questo tipo di rappresentazione sull’orecchio esige l’integrità delle vie del 1°, 2° e 3° neurone, perché se ci fosse un’interruzione, non ci sarebbe più questa rappresentazione sull’orecchio. La patologia è catturata alla periferia sotto forma di potenziali patologici, che sono trasportati nel midollo, quindi si depositano sulla reticolare, dove esiste anche qui, una rappresentazione uomo testa in basso, in seguito si deposita sul talamo, dove c’è la rappresentazione con omunculus orizzontale o somatotopia orizzontale, da qui si sale e si rappresenta sulla corteccia a livello dell’area S1 dove c’è l’omunculus a testa in basso. Il padiglione dell’orecchio è brancato sulla reticolare attraverso l’intermediazione dei nervi che lo innervano: V, VII, IX, X e PCS, per cui attraverso questi nervi questa somatotopia va a depositarsi sull’orecchio.

Questo succede nell’85% dei casi mentre il 15% dei casi restanti sull’orecchio si andrà a rappresentare sia la somatotopia del talamo, cioè un uomo orizzontale, cioè la somatotopia che sarà arrivata fino al secondo neurone, sia la somatotopia somatotopica dell’area somoestesica secondaria corticale S2 che è un uomo verticale testa in alto. In questi due casi, queste configurazioni somatotopiche rappresentate sull’orecchio corrisponderanno a delle patologia sia provvisorie sia definitive della comunicazione, o tra la reticolare e il talamo o tra il talamo e la corteccia. Se c’è un arresto di trasporto di queste informazioni tra il talamo e la corteccia, vale a dire, tutto arriva bene, si deposita sul talamo e qua il cavo che collega il talamo alla corteccia ha una lesione, sull’orecchio si rappresenterà il talamo. Se c’è un taglio della comunicazione tra la reticolare e il talamo, sull’orecchio si rappresenta la reticolare. Nozione importante è: i punti auricolari appaiono solo se c’è patologia, quindi il grado di rappresentazione con cui questi sono rappresentati, di detezione, è strettamente proporzionale all’importanza e all’anzianità della patologia, questi punti permettono sia individualmente che collettivamente una diagnosi topografica. Se poniamo in cartografia questi punti e si analizzano, si fa una gerarchia per esempio in funzione dei loro potenziali elettrici, questo ci permetterà di fare uno studio analitico dei circuiti neurofisiologici interessati, perturbati dalla patologia, per cui ciò permetterà, retrospettivamente, di fare un’ipotesi neurofisiopatologica. Altra nozione importante da tenere presente: se c’è stata l’ablazione di un organo, per esempio, l’eliminazione della vescicola biliare, di un’appendice o altro organo, o ci sono lesioni cicatriziali, i punti corrispondenti resteranno rappresentati in permanenza ; quindi, per esempio, con una colicistectomia, il punto sull’orecchio della vescicola biliare sarà sempre più o meno rappresentato ; si detetta il punto vescicola biliare in qualcuno che ha subito una colicistectomia per cui c’è la rappresentazione, ciò non vuol dire che bisogna trattarlo, perché è solo testimone della colicistectomia e più o meno rimarrà lì per tutta la vita.

Da qui si capisce l’importanza di conoscere sempre la storia clinica del paziente, un’ antecedente, un’appendicectomia, un infarto del miocardio, delle fratture consolidate e così via. D’altra parte, bisogna differenziare sull’orecchio la rappresentazione di una patologia organica precisa da una patologia più diffusa, meno circoscritta come per esempio, una connettivite, una poliartrite reumatoide, una pelvi spondilite, oppure anche una nevrosi, una depressione, angoscia che vanno ad interessare il sistema limbico, e quindi, forzatamente, sull’orecchio ci saranno più punti che si illuminano, come per esempio, in una connettivite che interessa più organi, sull’orecchio si ritrovano i punti che corrispondono a questa patologia, e ci saranno sull’orecchio dei punti del mesoderma, dell’ectoderma e anche, in alcuni casi, dei punti dell’endoderma. E’ tutto il supporto patologico di quell’affezione che va a dare segno di sé sull’orecchio. Per questo abbiamo più rappresentazioni sull’orecchio. Un paziente, per esempio, ha male al ginocchio ed ha una connettivite, il punto ginocchio sicuramente c’è, ma non solo questo, si rappresentano anche tutti gli altri punti che corrispondono all’interessamento di altri problemi che ha avuto in funzione della potenza della lesione, l’interessamento più importante avrà un potenziale più importante e sarà maggiormente rappresentato. C’è una proporzionalità organo-funzionale. Si è visto che c’è una concordanza tra l’organo leso e la rappresentazione auricolare che può arrivare fino al 90-95% dei casi. Quindi un punto rappresentato sull’orecchio è dovuto al fatto che c’è un problema organico-funzionale o cicatriziale o memoriale ecc., un punto è detettabile o non lo è per niente. I punti che si rappresentano sull’orecchio sono unilaterali al problema, qualche volta possono essere rappresentati contro-lateralmente e molto raramente possono essere bilaterali. Il numero di punti che viene rappresentato è in funzione della più o meno grande complessità del o dei circuiti neurofisiologici perturbati. Saranno in genere poco numerosi in una patologia benigna, perché essendo benigna, interessa pochi circuiti, questa rappresentazione avrà una variabilità di vari giorni in funzione della fluttuazione della patologia, ma ci saranno sempre pochi punti interessati. Invece, potranno essere più numerosi, più costanti, meno, cioè, instabili, più permanenti se questa affezione che prima era benigna, si aggrava e si avrà una messa in gioco di più circuiti che andranno a rappresentarsi sul padiglione.

Questo è il PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ ORGANO FUNZIONALE. Questi punti seguono fedelmente l’evoluzione della patologia: se la patologia guarisce, i punti scompaiono, cioè sono prima intermittenti e poi scompaiono. Se la patologia si aggrava i punti si confermano, prima possono essere intermittenti, poi più costanti. Se la patologia diventa cronica, i punti sono anch’essi cronici e permanenti. È questo il principio della proporzionalità.

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