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CHI È IL FISIATRA

La mia Medicina Il fisiatra è un medico, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa che si interessa sia del sistema nervoso centrale e periferico che dell'apparato osteo-artro-muscolare. Al Fisiatra secondo la mia quarantennale esperienza si rivolgono i pazienti che lamentano dolori dei tessuti molli cioè dischi, legamenti, tendini e nervi fonte di sindromi dolorose complesse. Come sovente dico ai miei pazienti che si presentano da me pieni di esami radiografici o risonanze da farmi consultare, la clinica con le sue componenti di anamnesi, osservazione e palpazione, semeiotica, biomeccanica ed anatomia funzionale rappresentano il primo elemento diagnostico. La mano del Fisiatra in stretta connessione con la sua esperienza e il suo sapere possono fare la differenza. Solo in seguito si potranno usare per conferma tutti gli altri esami strumentali. La medicina ortopedica è una branca della fisiatria che si propone di diagnosticare e trattare quelle patologie dello scheletro sia acute che croniche che non trovano indicazione per una soluzione chirurgica. Spesso ancora oggi, gli individui sofferenti sia alla colonna vertebrale che alle articolazioni periferiche, si trascinano da uno specialista all'altro alla ricerca di una soluzione ad un problema che spesso, se non è di pura competenza chirurgica, viene quasi ignorato o etichettato come artro-reumatico, fibromialgico se non spesso come psicosomatico. Questi individui, spesso anziani, ma non solo, abbandonati a se stessi, iniziano la girandola dei farmaci antinfiammatori, antireumatici, antinevralgici, antiepilettici, antidepressivi, nella speranza di poter incappare nel rimedio miracoloso, ma spesso purtroppo cadono vittime di queste terapie soppressive che cancellando o riducendo la reattività biologica dell'organismo,li fanno entrare a buon diritto nella schiera dei cronici di cui gli ambulatori oramai sono stracolmi. Il problema delle patologie dolorose a carico delle strutture mobili dello scheletro, per lungo tempo etichettate come artrosiche, nasconde sotto questo termine generico , una genesi multifattoriale che nel 70% dei casi riguarda le strutture connettivali del nostro organismo, rappresentate da muscoli, tendini, fasce e legamenti. Ma allora di che cosa soffrono queste persone, quali sono le strutture interessate , dove sono localizzate, esistono delle terapie? Queste sono le domande che bisogna porsi di fronte a questi malati per cercare di oggettivare queste patologie dolorose e cercarne una possibile soluzione. Oggigiorno le possibilità diagnostiche nella patologia dei tessuti molli si sono accresciute, infatti il medico può avere a sua disposizione della armi che solo poco tempo facevano parte della fantascienza, però è esiziale tenere presente che la prima diagnosi del medico deve essere clinica perché la diagnostica strumentale non potrà mai sostituire il cervello, l'occhio e la mano. L'avvento delle nuove tecnologie diagnostiche infatti ha in effetti apportato una maggior definizione dell'anatomia dei tessuti molli che se da un lato ha permesso dunque l'inquadramento di alcune patologie dall'altro ha portato alla ribalta dei quadri patologici talora silenti o non direttamente coinvolti col quadro patologico in esame. Questo fatto ha portato spesso alla messa in evidenza di falsi bersagli , che se trattati, talora anche in modo cruento, possono portare ad un aggravamento della patologia reale del paziente. Tutte le patologie dolorose hanno una loro eziologia, patogenesi e uno specifico quadro clinico ed è dunque compito di una buon esame anamnestico, della clinica e di un preciso esame palpatorio di estrarre degli elementi che possano essere utile a predisporre un corretto programma terapeutico. Da sempre il medico ha cercato, prima della nascita di sofisticati mezzi terapeutici, di localizzare la struttura responsabile della patologia dolorosa sia aiutandosi con l'interpretazione del dolore e delle sue caratteristiche sia con un minuzioso esame palpatorio e con manovre semeiologiche appropriate. Tradizionalmente la medicina riabilitava di fronte a patologie muscolo scheletriche ha sempre avuto un approccio minimalista volto a considerare il dolore artrosico-degenerativo solo come un evento ineluttabile legato all'invecchiamento e dunque da trattare con terapie soppressive La medicina riabilitativa da sempre si avvale di presidi farmacologici che mirano a ridurre i sintomi senza trattare l'origine del problema:antinfiammatori steroidei e non steroidei, miorilassanti, condro protettori. Il vero problema che si pone di fronte ad una persona che lamenta dei dolori muscolo scheletrici sta nell' identificare la struttura in causa e concepire una strategia mirata che nell'ambito del proprio bagaglio terapeutico identifichi un ventaglio di terapie che, considerando le caratteristiche somatopsichiche del paziente, possano portargli una remissione del dolore e limitare al minimo le recidive future. Nell'ambito della mia più che trentennale esperienza di Fisiatra nel trattamento del dolore benigno muscolo-scheletrico, ho ritenuto utile e necessario avvicinare metodiche diagnostiche cliniche mirate alla localizzazione della sede di partenza del dolore e metodiche terapeutiche in grado di trattare in modo specifico la noxa specifica. Il percorso diagnostico di fronte ad un paziente rachialgico può avere inizio già dallo studio della sua deambulazione, dal suo modo di atteggiarsi di parlare, di descrivere il problema che lo affligge. L'accurata anamnesi patologica può dare indicazione sul tipo di problema in atto e l'esame clinico palpatorio associato ad eventuali esami strumentali può portare ad una precisazione del problema. Il dolore cronico nei paesi industrializzati e nei paesi in via di sviluppo che origina da squilibri posturali, degenerazioni articolari, sofferenze legamentose, distrazioni tendinee, rotture cartilaginee, etc. produce squilibri sociali, instabilità emotiva depressione, più di qualunque altra patologia degenerativa ed infettiva. Il dolore lombosacrale cronico per esempio, può essere responsabile di una grave limitazione della propria autonomia relazionale con conseguente stato di nevrosi depressiva che comportando una prolungata assenza dalla vita lavorativa e' causa di abnormi costi sociali. Il dolore lombosacrale, dorsale e cervicale, la coxalgia, la gonalgia i colpi di frusta il tunnel carpale il neurinoma di Morton i dolori post chirurgici etc. diventano troppo spesso patologie malcurate e dunque gravemente disabilitanti. Chi beneficia dunque di questi dolori cronici? I veri beneficiari di questi dolori cronici sono le case farmaceutiche che, con le loro campagne pubblicitarie illudono i pazienti dell'esistenza di farmaci miracolosi e rapidamente risolutivo e alcuni chirurghi privi di scrupoli che in nome del guadagno danneggiano spesso in modo irreversibile alcuni pazienti. Ad oggi in molti paesi i sistemi sanitari si sono concentrati per affrontare queste problematiche e le aziende farmaceutiche in particolare nello studio e nella produzione di farmaci sempre più sofisticati per fronteggiare i dolori ormai cronici. L'informazione scientifica e' ricca di pubblicazioni in questo campo, le tecniche di chirurgia un tempo più orientate alle forme post traumatiche si sono orientate anche al trattamento del dolore cronico. In tutto questo fiorire di ricerca scientifica e di nuove terapie, tuttavia si e 'vieppiù' perso di vista il paziente spesso lasciato a se' stesso o illuso da terapie inutili o invasive. Il paziente e spesso anche il medico di base purtroppo, sono illusi dal potere della multinazionale del farmaco che prospetta spesso rapide risoluzioni del problema senza indagare la singola causa del problema. Oggigiorno infatti, esiste una medicina accademica tradizionalista fortemente aggrappata " alla medicina basata sull'evidenza" che sulla base di questo concetto vorrebbe poter uniformare ogni sintomo di ogni malattia superando quella che rimane la unicità dell'individuo che difficilmente può assomigliare ad un altro. La ricerca del sintomo o dei sintomi perfetti uniformabili ad ogni individuo esiste solo nella testa di chi non ha ancora capito o meglio di chi non capisce più che l'essere umano e' un insieme complesso di strutture governate da un Sistema Nervoso che varia le sue risposte in funzione dell'ambiente, della cultura, delle abitudini e che spesso un sintomo vissuto da un paziente in un modo non sarà lo stesso di quello vissuto da un altro. Da questa realtà conseguirà' che una terapia efficace per una persona potrà risultare inefficace per un'altra, e ancora, da questo si evince che la conoscenza di terapie differenti e del loro utilizzo in funzione del biotipo del soggetto cui ci troviamo davanti potrà fare la differenza sui possibili risultati. Se dunque da una parte abbiamo una medicina accademica tradizionalista e spesso sorda a soluzioni terapeutiche integrate, troviamo dall'altra parte orde di praticoni senza titoli o con titoli di fantasia, che sfruttando la sofferenza dei pazienti li illudono con terapie inefficaci che giocano in prevalenza solo sull'effetto placebo dell'individuo sofferente.







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