Tutti gli organismi viventi hanno una obsolescenza programmata inserita nel proprio codice genetico. La specie umana non fa eccezione. Le nostre articolazioni sono dunque soggette ad un invecchiamento naturale, dovuto a fattori ereditari, che può essere accelerato da fattori ambientali, traumi, stili di vita e alimentazione non corretti.
Il ginocchio è l’articolazione che, con il passare degli anni e con maggiore frequenza, limita le nostre attività motorie e spinge il paziente a consultare il medico. Si stima che, dopo i cinquant'anni, almeno una persona su tre soffra di artropatia degenerativa delle ginocchia, anche se asintomatica.
La degenerazione dell’articolazione inizia dalle strutture di sostegno, cioè legamenti e tendini, che tendono ad allentarsi e sono anche sedi del dolore articolare, per la presenza dei recettori nervosi deputati a trasmettere alla nostra mente il segnale di “qualcosa che non va”. Successivamente si estende alle cartilagini - che a causa degli attriti aumentati vanno incontro ad usura per abrasione - e ai menischi che con il tempo si disidratano e frammentano. La Risonanza magnetica indicherà questo processo come “condropatia” e "meniscopatia degenerativa”.
In questa fase della malattia artrosica, afferma il dott. Francesco Perrini, medico specialista in Ortopedia, con alle spalle migliaia di artroscopie, studi scientifici hanno evidenziato che non vi è alcun beneficio dagli interventi cosiddetti di “pulizia articolare artroscopica” e le linee guida internazionali suggeriscono di intraprendere trattamenti di tipo conservativo.
E’ importante la correzione degli stili di vita, con una alimentazione sana e riduzione del peso corporeo. L’attività motoria va incoraggiata, ma indirizzata verso quei gesti che non comportino un sovraccarico. Meglio nuoto e bicicletta della corsa. Esercizi di stretching e di rinforzo muscolare isometrico degli arti inferiori andrebbero eseguiti quotidianamente, se il caso, all'inizio, sotto la supervisione di una figura professionale.La verifica della postura e la sua riprogrammazione sono tasselli importanti per la prevenzione.
Quando insorgano sintomatologia dolorosa persistente o limitazioni funzionali è opportuno ricorrere a trattamenti infiltrativi; le nostre ginocchia potrebbero avvalersi di un trattamento come la proloterapia. Le infiltrazioni cortisoniche, storicamente utilizzate a scopo antalgico e antinfiammatorio, si stanno abbandonando, in quanto gli studi ne hanno evidenziato gli effetti dannosi, con accelerazione nella progressione della malattia. Molto diffuse sono le infiltrazioni articolari di acidi ialuronici che tuttavia non producono benefici duraturi, in quanto la loro azione viene definita di semplice “viscosupplementazione”, cioè una sorta di lubrificazione articolare. Negli ultimi anni, a seguito degli studi più recenti, si stanno diffondendo trattamenti definiti rigenerativi, o proliferativi, perché mirano alla rigenerazione dei tessuti cartilaginei usurati. Si utilizza il destrosio ipersonico, vari concentrati cellulari, più comune il PRP (acronimo inglese che sta per plasma arricchito di piastrine), meno i preparati di monociti e di cellule mesenchimali (definite impropriamente cellule staminali), queste ultime metodiche considerate ancora sperimentali. Tuttavia, ad oggi, la semplice infiltrazione intra articolare non è apparsa risolutiva su questa patologia, sia per i benefici spesso inferiori alle attese, sia per l'efficacia limitata nel tempo.
Occorre un mutamento di paradigma nell’affrontare questo problema. Finora ci siamo concentrati sul voler curare le conseguenze della malattia, senza occuparci delle cause meccaniche che la producono. Analogamente a quanto accade spesso nell’urbanistica delle nostre città, nel trattamento delle articolazioni ci preoccupiamo di curare il centro e trascuriamo la periferia.
Noi ortopedici e fisiatri abbiamo dimenticato che la causa della malattia ha origine in un disordine meccanico della tensostruttura che governa il funzionamento del ginocchio, cioè proprio quei legamenti e tendini che spesso fanno male. Per la cura di questi tessuti abbiamo a disposizione la proloterapia, una metodica già consolidata e basata sull’effetto rigenerativo di infiltrazioni di sostanze naturali a base di soluzioni concentrate di destrosio, mirate ai tessuti periferici il cui effetto rigenerativo produce benefici tangibili e duraturi sia sulla riduzione del dolore sia sulla funzionalità articolare”.
Dunque la diagnosi di malattia artrosica del ginocchio non rappresenta più la pronuncia di una condanna all’invalidità o alla futura sostituzione protesica, ma, grazie ai metodi di trattamento oggi disponibili, può essere curata senza più dover rinunciare ad una soddisfacente qualità della vita.
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